Eccoci di nuovo qua, a parlare dello smog in Lombardia, a dimostrazione del fallimento dell’azione politica che non deve andare di emergenza in emergenza.
Serve un piano strategico, serve continuità di azione, serve condivisione nelle scelte e coinvolgimento di tutti gli attori istituzionali.
Gli anni passano inesorabili con provvedimenti tampone e anche questo 2020 ha rimesso al centro del dibattito pubblico l’attenzione sull’emergenza smog a Milano e in Lombardia. Dire che siamo alle solite è un eufemismo, ma così è, purtroppo.
Anni e anni in cui si dibatte la questione, le centraline disseminate per le città lombarde e l’intera regione, che impietosamente ogni anno in questo periodo danno la sentenza.
I livelli di inquinanti in atmosfera hanno superato i limiti previsti e per più giorni.
Quindi, cosa fare? Si attiva il piano di emergenza! Semplice!
Si blocca il traffico, si dice ai lombardi di evitare di uscire di casa nelle ore di punta, in particolar modo i bambini e gli anziani, e di abbassare la temperatura negli appartamenti. Tutte azioni condivisibili, sicuramente, ma qui manca una vera cura d’urto, manca una visione di insieme e soprattutto mancano le principali istituzioni sia nazionali, sia regionali.
Che la Pianura Padana sia diventata una delle aree più inquinate del globo è un fatto risaputo, ma finora abbiamo visto solo un piano di emergenza per affrontare il problema. Regione Lombardia non ha definito un piano strategico per affrontare l’emergenza sanitaria che è collegata a questo fenomeno: 5000 morti all’anno legati all’inquinamento sono un dato che deve far riflettere e che ha bisogno di interventi strutturali e azioni incisive ed immediate. Proprio quando al centro del dibattito pubblico il tema dei cambiamenti climatici è stato portato avanti dai tantissimi giovani con le manifestazioni dei Friday For Future e dalle tante ipocrite mozioni per la dichiarazione di emergenza climatica, approvate per pulirsi la coscienza da parte di tante istituzioni pubbliche.
Nel frattempo abbiamo vissuto un 2019 tra gli incendi in California, in Amazzonia e in Australia, passando per le tante terre dei fuochi (anche d’artificio) in Italia, tra cui la Lombardia quasi primeggia.
In aggiunta va ricordata anche la faccenda del Campus Bassini, dove un’istituzione autorevole come il Politecnico di Milano, sta per cementificare 6000 metri di suolo vergine con l’abbattimento di verde urbano, con il Comune di Milano finora silente complice.
Quali proposte e quali azioni, allora?
Non c’è una sola risposta a questa domanda, ma un mix di risposte e azioni che combinate insieme possono sicuramente produrre, anche in tempi brevi, risultati eccellenti. Ma per fare ciò c’è bisogno che tutti gli attori istituzionali, si mettano intorno ad un tavolo e trovino delle soluzioni adeguate. Una sorta di COP21/ …24/25 in salsa padana.
I Verdi della Lombardia ritengono che è necessaria una vera conversione ecologica, come diciamo da anni e come dice Papa Francesco oggi. Tale conversione che deve essere al centro degli interessi collettivi. E’ quindi necessario un piano strategico con azioni efficaci nel breve e medio periodo per aggredire il problema smog dalle fondamenta.
Un Piano che intervenga su:
- mobilità sostenibile, privilegiando ed incentivando il trasporto pubblico e non su nuove arterie inutili e che devastano il territorio;
- interventi di riqualificazione energetica sull’edilizia sia pubblica che privata (più del 40% di emissioni sono da imputare alle nostre abitazioni) e incentivare l’uso di fonti rinnovabili;
- riconversione ecologica della nostra industria e dell’agricoltura;
cambio degli stili di vita attraverso campagne mirate anche con progetti di educazione ambientale nelle scuole; - attuazione degli accordi di Parigi COP21;
- incremento del patrimonio verde regionale in particolare nelle aree a più alta densità abitativa e attuare il principio del consumo di suolo zero.
Sarà necessario in questo scenario il blocco del traffico, non tuttavia nei termini proposti.
Dunque, per ridurre le emissioni non serve la tachipirina che abbassa la febbre al momento, ma serve che si adottino misure preventive che impediscano l’insorgere della febbre. Insomma un vaccino da prendere quando si è in salute.
Aldo Guastafierro e Cristina Ganini
Coportavoce regionali Verdi Lombardia
buongiorno,
leggo i dati ARPA Lombardia
il 27% del particolato è attribibile al treaffico veicolare il 45% a biomass (camini, stufe apellet, orti e campagne). Allora!!! perchè non lo si dice chiaramente? Perchè lo stato incentiva le stufe a pellet? Perchè non si informano ed educano correttamente i cittadini????
Cordiali saluti
stefano sisto
Ha perfettamente ragione. Bisogna fare anche chiarezza tra emissioni di CO2 e inquinanti come le polveri sottili ed altri agenti chimici. Le due cose vanno viste insieme perchè una non esclude l’altra. E’ vero anche che la maggior parte delle emissioni di CO2 (parliamo di oltre il 40%) è attribuita alle nostre abitazioni, poi è vero che se queste vengono riscaldate con biomassa legnosa si determina quello che lei correttamente fa notare. Per questo noi sosteniamo che bisogna intervenire in modo strutturale su tutti gli elementi che contribuiscono sia ad aumentare l’emissione di CO2 sia ad aumentare oltre i limiti gli inquinanti che hanno diretta conseguenza sulla salute umana.