Le decisione del Governo di riaprire il nucleare nonostante il referendum del 1987 , nel quale piu’ dell’80% dei votanti espresse la volonta’ di uscirne ,e’ una scelta scellerata e retrograda: una tecnologia rischiosa,impattante,costosa , con tempi lunghi di realizzazione impegnera’ decine di migliaia di miliardi di soldi pubblici per arrivare a coprire il una briciola del fabbisogno annuo.
Non vogliamo insistere sui pericoli del nucleare, in un clima culturale in cui gli studi scientifici sugli effetti di alte e basse radiazioni vengono sistematicamente negati da una irriducibile sicumera senza prove . Insistiamo pero’ con conti inconfutabili alla mano sul fatto che il nucleare e’ un clamoroso flop, non ecologico , non conveniente, non economico. Un bidone atomico. L’idea che il nucleare sia economico e porti a ridurre i costi per l’utenza e’ pura propaganda: i costi veri di un KWh da produzione elettronucleare, la sicurezza delle centrali, la gestione dei rifiuti e lo smantellamento (decommissioning) degli impianti, la loro sicurezza tecnologica e militare comportano infatti costi elevatissimi., L’apparente basso costo del KWh in alcuni paesi del nucleare, in Francia ad esempio, è dovuto solo all’intervento diretto e indiretto dello Stato.
Investendo sul nucleare si sottraggono risorse alle tecnologie in grado di ridurre le emissioni , all’efficienza energetica e alle rinnovabili. Insomma a quella “green economy” che sta portando fuori gli altri paesi dalla crisi mondiale ,creando nuove reali opportunità di occupazione(ad oggi in Germania tra diretto e indotto ha creato 250.000 posti di lavoro).
Gli investimenti ingentissimi che stiamo sacrificando al nucleare e pure i corposi incentivi economici economiche per “oliare” le comunita’ locali usciranno dalle nostre tasche . Compensazioni ingenti che riguardano sconti sulle bollette, premi, sconti e sgravi fiscali , che non avrebbero ragione d’essere se l’ affermazione che il nucleare e’ ecologico e sicuro fosse vera anche per chi la sostiene.
Nell’ultimo anno sono arrivati da territorio segnali inquietanti di coinvolgimento diretto della Lombardia nel nucleare: la definizione da parte del presidente Zuccoli della Lombardia come ” regione ideale “ e il lancio di A2A nel nucleare ;le ipotesi di costruzione di impianti e di utilizzo cave per deposito scorie in alto Lago di Como; la riattivazione di Caorso(vicinissima) o nuovi impianti nella Bassa, a ridosso del Po, perchè il nucleare e’ assetato in modo perpetuo di acqua.Le centrali nucleari francesi usano il 40% del consumo idrico nazionale; in media per un reattore da 1.000 MW servono oltre 2,5 milioni di metri cubi di acqua al giorno. Una quantità rilevante anche per l’Italia, visti anche gli scenari futuri sugli impatti dei cambiamenti climatici sulle risorse idriche nel nostro Paese!
Il Governo intende procedere sia per attrazione economica , sia per imposizione contro la volonta’ degli Enti e delle popolazioni locali, riteniamo tuttavia che una presa di posizione da parte del territorio sia una atto rilevante che attiva ulteriori responsabilità a carico del Governo centrale. Con questo spirito alcune Regioni, molti Sindaci e Presidenti provinciali si stanno attivando per far sentire la loro volontà e quella dei cittadini che amministrano.
Chiediamo al Presidente Formigoni e ai nostri Amministratori regionali un sostegno concreto alla riconversione e allo sviluppo di tecnologie e imprese sostenibili in Lombardia , unica fonte possibile di nuova occupazione, e di rendere da subito la Lombardia territorio indisponibile all’insediamento di impianti ad energia nucleare per fissione di materiali radioattivi , ma anche al deposito definitivo e temporaneo di masteriali radioattivi ,anche di bassa attività, arricchiti o impoveriti, scorie radioattive, materiali allo stato solido, liquido o gassoso contaminati da fonti radioattive e derivanti dalla filiera della produzione di energia nucleare. a garanzia dei cittadini residenti e delle generazioni future che vivranno nel nostro territorio.
Eisabetta Patelli _Presidente Verdi della Lombardia