L’emergenza smog di Milano e della Lombardia:
ci risiamo!
L’azione politica non deve andare di emergenza in emergenza. Serve un piano strategico così come l’esperienza fatta sul campo da molti comuni. Ma servono continuità, condivisione e onestà.
Gli anni passano inesorabili con provvedimenti tampone e l’inizio di questo 2017 ha rimesso al centro del dibattito pubblico l’attenzione sull’emergenza smog a Milano e non solo. Dire che siamo alle solite è un eufemismo, ma così è, purtroppo.
Anni e anni in cui si dibatte la questione, le centraline disseminate per la città, la provincia e l’intera regione che impietosamente ogni anno nel periodo invernale danno la sentenza. I livelli di inquinanti in atmosfera hanno superato i limiti previsti e per più giorni. Quindi, cosa fare? Semplice! Si blocca il traffico, si dice ai lombardi di evitare di uscire di casa nelle ore di punta, in particolar modo i bambini e gli anziani e di abbassare di almeno 1 grado la temperatura negli appartamenti. Tutte azioni condivisibili, per carità, ma qui manca una vera cura d’urto, manca una visione di insieme e soprattutto mancano le principali istituzioni sia nazionali, sia regionali.
Che la Pianura Padana sia diventata una delle aree più inquinate del globo è un fatto risaputo, ma finora non abbiamo visto uno straccio di piano per affrontare il problema. Regione Lombardia non ha definito un piano strategico per affrontare l’emergenza sanitaria che è collegata a questo fenomeno, 5000 morti all’anno legati all’inquinamento sono un dato che deve far riflettere e che ha bisogno di interventi strutturali e azioni incisive ed immediate.
Non può essere demandato solo ai comuni, che tra l’altro sono sempre di più in difficoltà economiche a causa dei tagli centrali, attuare azioni inefficaci e solo di impatto mediatico come il blocco del traffico totale. Poi tra tutte le deroghe concesse si capisce bene che l’azione condotta produce benefici nel breve periodo ma che il giorno dopo stante le attuali condizioni meteo si torna punto e a capo.
Allora che fare?
Non c’è una sola risposta a tutto ciò, ma un mix di risposte e azioni che combinate insieme possono sicuramente produrre, anche in tempi brevi, risultati eccellenti. Ma per fare ciò c’è bisogno che tutti gli attori, si mettano intorno ad un tavolo e trovino delle soluzioni adeguate. Una sorta di COP21/22 in salsa padana.
Cominciamo con una vera conversione ecologica, lo dice papa Francesco oggi, ma lo diceva Alex Langer negli anni 80, conversione che deve essere al centro degli interessi collettivi. Insomma c’è bisogno di un piano strategico, una sorta di PAES (Piano d’azione per l’energia sostenibile) di portata regionale, con azioni concrete da attuare nel breve e medio periodo per aggredire il problema smog dalle fondamenta.
Tra l’altro un piano del genere produce non solo benefici sulla salute dei cittadini, ma anche sull’economia globale. Non è un caso che i paesi più avanzati in questo settore, vedi la Germania, ma anche altri paesi del Nord Europa, sono quelli che meno di altri soffrono la crisi economica che ormai da un decennio incombe sul nostro paese con effetti devastanti.
Un PAES che intervenga su:
- mobilità sostenibile, privilegiando ed incentivando il trasporto pubblico e non su nuove arterie inutili e che devastano il territorio;
- interventi di riqualificazione energetica sull’edilizia sia pubblica che privata (più del 40% di emissioni sono da imputare alle nostre abitazioni) e incentivare l’uso di fonti rinnovabili;
- riconversione ecologica della nostra industria e dell’agricoltura;
- cambiare gli stili di vita attraverso campagne mirate anche con progetti di educazione ambientale nelle scuole;
- attuare da subito quanto previsto dalla conferenza di Parigi COP21;
- incrementare in modo esponenziale il patrimonio verde regionale in particolare nelle aree a più alta densità abitativa e attuare il principio del consumo di suolo zero.
Poi in questo scenario ci sta pure che si decida il blocco del traffico, ma non nei termini proposti ora.
Occorre rendere istituzionali le cosiddette domeniche a piedi, che possono rappresentare l’occasione per riappropiarsi del nostro territorio e scoprire aspetti culturali e ambientali a molti sconosciuti.
Occorre istituire un tavolo permanente sull’emergenza smog in cui tutti gli attori istituzionali si confrontino e prendano le decisioni appropriate automaticamente, del resto basta attuare le norme attuali per far scattare automaticamente il piano di azione conseguente.
Dunque, per ridurre le emissioni non serve la tachipirina che abbassa la febbre al momento, ma serve che si adottino misure preventive che impediscano l’insorgere della febbre. Insomma un vaccino da prendere quando c’è il sole.
Aldo Guastafierro ed Elisabetta Patelli
Coportavoce regionali Verdi Lombardia
p.s. il comunicato rivisto in alcune parti è lo stesso delle scorso anno. Di fatto un copia e incolla, esattamente come lo smog in Lombardia.