Per i populisti la societa’ e’ composta da due blocchi granitici, da una parte il “ popolo” e dall’altra leadership “ corrotta e traditrice” da abbattere e sostituire con la forza della democrazia diretta di cui essi stessi si fanno portatori. In quest’ ottica i corpi sociali intermedi (associazioni , sindacati, authorities etc ), cioe’ i soggetti “check and balance” che hanno funzione di controllo e contrappeso tra i vari poteri, sono un ostacolo ingombrante di cui disfarsi , come ricorda l’anatema di Grillo: «I sindacati dovrebbero essere aboliti; sono una struttura vecchia, una struttura politica; non c’è piu bisogno dei sindacati!». Ma quando i populisti raggiungono la stanza dei bottoni l’apodittico verdetto grillino si sgretola e ahime’ si creano condizioni per uno slittamento del sindacato verso le posizioni privilegiate di quella stessa leadership odiata e contestata. Vediamo come:
– da un lato nella conversione del decreto che ha istituito il reddito di cittadinanza e’ stato inserito un meccanismo (obbligo solo per loro di documenti impossibili da ottenere ) che scattera’, salvo correttivi, il 21 ottobre per 170mila extracomunitari e impedirà loro di percepire il sussidio cui avrebbero diritto. Se a qualcuno la cosa può piacere, bisognerà chiedersi che ne sarà di questi immigrati privati improvvisamente di un reddito minimo di sussistenza e anche di come peggiorerà la vita dei cittadini italiani che vivono in aree a forte presenza di immigrati improvvisamente “ buttati per strada”.
– dall’altro una recente circolare Inps, vidimata dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (M5S) garantisce a sindacalisti di ogni ordine e grado un trattamento pensionistico di favore rispetto a tutti gli altri lavoratori, coloro cioè che dovrebbero rappresentare.
Per distacco sindacale (o aspettativa sindacale retribuita) si intende una parziale o totale riduzione dell’orario di lavoro presso l’amministrazione pubblica, per espletare il proprio mandato all’interno di un’organizzazione sindacale. Durante il periodo di distacco sindacale sono garantite sia stipendio sia contributi da parte del datore di lavoro, che continua a pagarli come se il sindacalista stesse lavorando per l’amministrazione di appartenenza. Un sindacalista che va in aspettativa o distacco sindacale si vede versare o accreditare dal proprio datore di lavoro o dall’Inps contributi previdenziali proporzionati allo stipendio del suo passato inquadramento. Il sindacato ha però la facoltà di integrare questi contributi con una propria contribuzione aggiuntiva proporzionata all’indennità che versa al sindacalista, , quando vuole nel periodo ( anche alla fine) del distacco. Si tratta di una facoltà, non sono contributi obbligatori. Questa contribuzione aggiuntiva dovrebbe pero’ seguire le regole del sistema contributivo e non diventare una ulteriore componente fissa e continuativa della retribuzione del dipendente, valutata ai fini pensionistici in base al regime pensionistico del dipendente: in altre parole si può incrementare la pensione del sindacalista proporzionalmente a quanto viene versato senza garantirgli un trattamento di favore che gravera’ sulle spalle delle generazioni future.
La circolare tempera solo in minima parte il problema delle pensioni d’oro, In particolare stabilisce che la valutabilità sulla prima quota di pensione sarà possibile solo a condizione che gli emolumenti in forza dei quali viene versata tale contribuzione da parte del sindacato rispettino i caratteri della “fissità” e “continuità”. Obiettivo: ridurre gli abusi che in passato vedevano il sindacato attribuire emolumenti smisurati connessi all’incarico dirigenziale in corrispondenza dei mesi antecedenti il pensionamento al solo scopo di far conseguire al sindacalista un assegno più succulento. In tal caso l’aumento temporaneo del compenso nelle vicinanze del pensionamento non consentirà più tradurlo sulla prima quota di. Ma la circolare dovrebbe escludere del tutto la valutabilità sulla prima quota di pensione della contribuzione aggiuntiva , altrimenti calmiera ma perpetua una prassi che ha gonfiato le pensioni dei sindacalisti anche del 65% rispetto a quanto avrebbero ricevuto se le contribuzioni aggiuntive, cui solo loro hanno diritto, fossero state valutate col metodo contributivo. E di fatto impedisce all’ Inps di recuperare somme non indifferenti erogate a molti ex-dirigenti. La circolare ora concede questa possibilità a sindacati di ogni ordine e grado, anche con pochi affiliati e magari per appartenenza politica, creando le condizione per un approccio sindacale piu’ allineato con l’esecutivo a guida populista. In fondo anche questo e’ un modo per disintegrare ciò che si frappone tra “popolo” ed esecutivo, stracciando tuttavia il velo di ipocrisia sulla propaganda contro i privilegi di casta
Non voglio certamente legittimare o sostenere l’anatema di Grillo contro i sindacati , ma lo riconosco in parte condivisibile, non certo in assoluto per la funzione essenziale dei corpi intermedi come l’antidoto a certe derive sociali , economiche e anticostituzionali , ma per quanto essi hanno abdicato alla loro mission originale : un pubblico servizio a favore dei lavoratori che vi partecipano e tutti i lavoratori che appartengono alle categorie di cui sono firmatari di contratto. Un servizio per logica retribuito ma in modo non troppo distante da quello dei lavoratori che rappresentano.
Per concludere la a soluzione non sta nella abolizione dei sindacati , bensì di chiedere loro un recupero della propria funzione, chiedere loro subito e concretamente di promuovere una modifica della circolare Inps, proponendo di valorizzare la contribuzione aggiuntiva in base alle regole del sistema contributivo. Sarebbe un segnale di recupero di una visione etica del proprio ruolo, un primo atto di responsabilita’ applicata,in nome di una giustizia sociale redistributiva e riparatrice . Valori in disgrazia, su cui e’ però imprescindibile lavorare poichè sono le uniche fondamenta possibili per ricostruire un riavvicinamento dei cittadini alle istituzioni e soprattutto il senso di appartenenza ad una comunita’ .
Elisabetta Patelli
Presidente onoraria dei Verdi della Lombardia